Valentina Giaccaglia fa il chirurgo a Dubai ed è uno dei medici più famosi all’interno della comunità italiana.
In realtà è un punto di riferimento per tutta la popolazione residente negli emirati. Ma noi italiani sappiamo di poter contare su di lei anche in ambiti al di fuori della sua specializzazione.
Ha solo quarant’anni, due figlie, di cui una adolescente, ed è un medico chirurgo a Dubai affermato al punto di vincere award come miglior medico .
È anche professore associato aggiunto di chirurgia presso l’Università di scienze della salute Mohammed Bin Rashid (MBRU) e membro dell’American College of Surgeons (FACS).
Si è laureata in Italia presso l’Università “Sapienza” di Roma dove ha anche intrapreso la sua specializzazione in Chirurgia Generale e un dottorato di ricerca. Ha anche svolto un tirocinio clinico presso il Massachusetts General Hospital dell’Università di Harvard a Boston.
Valentina è entrata nella mia vita nel momento più buio. Quando ha saputo che ero rimasta bloccata qui, mi ha scritto, offrendomi aiuto. Ero una perfetta sconosciuta, ma mi ha aperto subito la porta di casa. Da allora è diventata un mio riferimento. Una cara amica. Un punto fermo di grande importanza per me. Una persona dotata di grandissima empatia e resilienza.
Mi ritengo molto fortunata ad averla incontrata. Oggi però voglio farvi raccontare da lei la sua esperienza di medico donna in un paese arabo.
Cara Valentina, da quanto tempo vivi a Dubai e cosa ti ha spinto a trasferirti qui?
Vivo a Dubai da sei anni e il motivo per cui mi sono trasferita è semplice: migliori prospettive di lavoro, carriera e anche di vita personale rispetto a quelle che avevo a Roma.
Trovi che il paese sia cambiato in questi sei anni e se sì in cosa?
Il paese è decisamente cambiato, e in meglio. Sono state emanate diverse leggi che confermano la loro volontà ad abbandonare certi “costumi” e accogliere le innovazioni democratiche occidentali. Essere uno straniero qui è diventato più semplice. Basti pensare che, dall’anno scorso, è possibile avere il golden visa, un permesso di soggiorno della durata di 10 anni. Riconosciuto a diverse categorie tra cui noi medici. Un bel passo avanti che ha semplificato non poco la nostra vita.
Come giudichi il livello di assistenza sanitaria qui? È cambiato in questi anni?
Il livello medio dell’assistenza sanitaria è decisamente migliorato. Il governo ha fatto e sta facendo grandi investimenti anche per ridurre i viaggi all’estero per curare determinate patologie. Mi sento di affermare in tutta onestà che, in diverse cliniche, si è davvero raggiunto un livello altissimo. C’è sempre tanta richiesta di figure mediche specializzate di alto livello. E come ho detto il golden visa fa parte di questa manovra governativa: premiare i talenti e assicurargli una vita migliore, anche solo per aver scelto di venire a vivere in mezzo al deserto. Aggiungo che il golden visa è nato anche come ringraziamento ai medici per il loro lavoro durante la pandemia. Il governo nei tre mesi di lockdown ha rafforzato le strutture ospedaliere. Ha intensificato la ricerca di medici specializzati e non ha mai smesso di riconoscere il loro importante aiuto.
Essendo donna come ti sei trovata a esercitare la tua professione di medico chirurgo qui? È stato più semplice o più difficile?
Anche qui voglio essere sincera. Essere una donna chirurgo a Dubai è stato per me molto più soddisfacente rispetto ad esserlo in Italia. Questo è un posto in cui professionalità, dedizione ed esperienza, vengono riconosciute e premiate e sono riuscita in pochi anni a diventare sia responsabile di unità operativa complessa sia professore universitario. Ho ovviamente tantissime donne tra i miei pazienti, ma anche molti uomini e non ho mai avuto problemi, anzi, sono sempre stata stimata e rispettata, non solo dai miei pazienti, ma anche da tutti i miei colleghi. Ma la mia non è solo una esperienza personale, infatti negli Emirati anche i numeri parlano di questa eguaglianza: più del 50% dei medici in posizioni apicali è donna, mentre in Italia si parla di quattro, cinque donne primario in tutto il paese. Pertanto, sì, la mia vita qui è molto più appagante rispetto all’Italia.
Sei anche una prof universitaria, ci racconti la tua esperienza? Come sono i tuoi alunni?
Questa è un’altra grande opportunità che questo paese mi ha offerto. La carriera universitaria qui è molto trasparente e sono stata subito nominata professore associato sulla base dei miei titoli e pubblicazioni, cosa praticamente impossibile in Italia. Inoltre, si ha accesso a importanti fondi di ricerca e grandi strutture di supporto. Gli alunni sono molto motivati, anche perché frequentano un’università privata in cui il rapporto alunni/professori è decisamente basso e questo determina che siano molto seguiti e supportati.
Sei pure membro del Board del capitolo emiratino dell’American College of Surgeons. Un altro bel traguardo per te.
Sono membro sia del board del capitolo locale dell’American College of Surgeons, sia membro fondatore e board member dell’Emirates Society of Colorectal Surgery in cui, sia io che la presidente, siamo donne. Un altro traguardo cui tengo tanto è di essere stata anche Presidente e organizzatrice del Dubai International Colorectal Symposium nel 2017 con il famoso Prof. Steven Wexner (Cleveland Clinic, Florida). Anche in questo sono stata la prima donna medico expat negli Emirati ad avere questa opportunità. Sono anche stata la prima ad ‘importare’ ed insegnare negli Emirati ed in diversi paesi del Medio Oriente diverse tecniche di chirurgia mini-invasiva, con numerosi eventi volti all’insegnamento con chirurgia in diretta e corsi hands-on. Infine sono stata invitata ad insegnare alla prestigiosa IRCAD in Francia, tra i più famosi training center mondiali in chirurgia, per uno dei loro corsi, insieme ai chirurghi più rinomati (ovviamente tutti uomini).
Tu vivi in un contesto internazionale. I tuoi colleghi arrivano da tutto il mondo. Noti qualche differenza con la tua formazione ? E se sì in cosa?
Il mio campo, come molti qui a Dubai, è sicuramente molto internazionale. I medici emiratini sono la percentuale più bassa. Ho colleghi di tante nazionalità , ma ho anche colleghi italiani. Siamo sicuramente diversi nella nostra formazione, ma alla fine troviamo sempre il modo per collaborare tutti insieme.
In cosa è totalmente diverso il tuo essere medico qui dall’esserlo in italia?
Perché qui faccio “solo” il medico. L’ospedale mi fornisce segretaria e infermieri. Un vero privilegio per me. Amo dedicarmi ai miei pazienti e alla ricerca e qui posso farlo. Essere chirurgo a Dubai significa passare tante ore in sala operatoria e non doversi occupare di incombenze burocratiche. Questo mi aiuta a svolgere meglio il lavoro per cui ho tanto studiato e che amo profondamente.
Spero di avervi offerto un’altra visuale della vita qui, sia della sanità sia della condizione femminile, attraverso le parole di una donna chirurgo a Dubai, membro molto importante della comunità italiana.
Una delle frasi di Valentina è: “Your life will become better by making other lives better” e lei vi assicuro lo fa…
Mimma, Dubai